GoTankōbon #49 | The First Slam Dunk è un film da vedere e l'arrivo dell'AI di Leiji Matsumoto
Ciao! Questa è la quarantanovesima puntata di GoTankōbon, quella in cui parleremo di The First Slam Dunk e, più in generale, del manga di Takehiko Inoue.
La rivincita degli emarginati, anche al cinema 🏀
Dopo essermi mangiato le mani per non aver trovato il tempo di andare a vedere The First Slam Dunk lo scorso maggio, ho atteso con grande ansia (cioè cercando periodicamente su Google) quando il film sarebbe uscito su qualche piattaforma tipo Netflix o Prime Video. Perché sì, nonostante conoscessi già molto bene il manga di Takehiko Inoue da cui è tratto (ne abbiamo parlato un po’ di mesi fa), avevo una gran voglia di andare al cinema e vedere la trasposizione di una delle migliori storie di sport mai scritte. Fortunatamente, settimana scorsa, mi sono imbattuto per caso in un post che mostrava un’iniziativa di Uci Cinemas: riportare per alcuni giorni, in alcune sale, degli anime usciti lo scorso anno. E tra questi c’era proprio The First Slam Dunk. Ho prenotato dei biglietti e sono andato.
Prima di addentrarci in alcuni temi emersi durante la visione, però, facciamo un passo indietro: cos’è The First Slam Dunk? È la trasposizione animata del famosissimo manga di Takehiko Inoue, Slam Dunk, che alla regia ha avuto il mangaka stesso. Nella pellicola, però, ci si concentra principalmente sulla partita più importante di tutto quanto il fumetto, quella contro l’invincibile Sannoh, facendoci rivivere di tanto in tanto qualche flashback dei giocatori in campo. Tra tutti, viene messo in risalto il passato del playmaker dello Shohoku, Ryota Miyagi, che nel fumetto è un personaggio che è stato poco esplorato dal suo autore (specialmente se messo a confronto con il protagonista Sakuragi) ma che nel film diventa il personaggio principale.
Ok, detto questo rispondo alla domanda delle domande e poi iniziamo a parlare di cosa mi ha lasciato il film. The First Slam Dunk lo possono vedere solo le persone che hanno letto il manga? Assolutamente no, anzi: è un film scritto talmente bene che anche chi non sa assolutamente nulla dei personaggi del fumetto riesce comunque a cogliere tutto il loro background narrativo e alcuni tratti ben distinti del loro carattere. Inoue, infatti, è stato un abilissimo regista, riuscendo a far rivivere ai veterani (è un manga del 1990) le stesse emozioni e provocando grandi ansie negli esordienti a causa di una partita al cardiopalma come quella tra lo Shohoku e il Sannoh. C’è qualcosa che non sa fare quest’uomo?
A livello di trasposizione, infatti, sono state fatte delle scelte stilistiche a mio parere eccellenti. In questa partita ci sono almeno quattro eventi decisivi che stravolgono il racconto e che nel manga spiccano per qualità estetica ma anche per tempistiche di narrazione. Nel film questi eventi li ritroveremo tutti quanti realizzati magnificamente, seppur con alcune caratteristiche differenti che però si adattano bene al medium del cinema. Il tutto è realizzato con un’animazione che, permettetemi una frase apparentemente lapalissiana, sembra un fumetto in movimento (è un’ovvietà, me ne rendo conto, ma i giocatori sembra veramente che si muovano grazie al potere di una matita). Questa scelta, molto probabilmente, è stata fatta per rendere i personaggi del film il più vicini possibile allo stile di disegno di Takehiko Inoue: un grande artista, che sa utilizzare più stili. Senz’altro, uno dei più bravi autori in assoluto nel disegnare corpi in movimento (le immagini che vedete qui arrivano dall’artbook che trovate nella copertina di questa puntata. Sono disegni non presenti all’interno del manga, ma che Inoue ha realizzato per eventi, riviste, collaborazioni, ecc.).
The First Slam Dunk, come anche il manga ha saputo fare, è un perfetto mix di estetica appagante, di tensione sportiva, di fomento agonistico e di momenti iconici per cui Gianni Brera avrebbe probabilmente coniato più di un termine specifico. Al tempo stesso, però, il film di Inoue è riuscito anche a far emergere tutta quella serie di tematiche difficili da raccontare in un fumetto sul basket, ma che una penna come la sua è stato in grado di fare. Slam Dunk, infatti, a mio parere resterà sempre una delle migliori opere giapponesi proprio per questo motivo: tramite una palla a spicchi che rimbalza, e che deve essere tirata all’interno di un cesto arancione, ti racconta la storia di cinque disgraziati che grazie a un gioco riaccendono la loro vita disastrata.
In sala, non ve lo nego, ci sono state persone che hanno pianto. E io, ricordando alcune tavole del manga, in alcuni momenti ho faticato a restare composto. La storia inedita di Miyagi è molto toccante e la recitazione dei vari doppiatori (anche quelli italiani) ha sicuramente innalzato il quantitativo di emozioni che questo film trasmette. Osservare sul grande schermo il riscatto di questi cinque ragazzi perdenti, considerati quasi dei reietti della società, è sempre bello: è l’aspetto più toccante di un manga che, inizialmente, era stato progettato per occuparsi semplicemente di teppistelli immersi in un contesto scolastico. Ma Inoue non poteva limitarsi a questo e ci ha dato Slam Dunk: la rivincita degli underdog, di quelli che solitamente non ce la fanno e che in un’altra storia qualsiasi sarebbero gli antagonisti. È la ribellione degli emarginati, che rubano il palcoscenico dei più grandi per mettersi in mostra nell’unica occasione che avranno in tutta la loro vita.
Un’AI disegnerà altri manga di Leiji Matsumoto e il regista del live action di Naruto 🤖🥷
Notizie della settimana che hanno a che fare con un uno dei manga più famosi di sempre e con uno dei mangaka che ha scritto la storia di questo medium. Diamo uno sguardo alle news, tra tecnologia e adattamenti.
Tra tre anni arriveranno nuovi manga di Leiji Matsumoto realizzati dalla sua AI. Lo ha annunciato sua figlia in un comunicato, a cui è stato accompagnato un carinissimo video in cui il mangaka parla con Masako Nozawa, la doppiatrice del personaggio di Tetsuro nell’anime Galaxy Express 999 (ma, soprattutto, doppiatrice di Goku in Dragon Ball). Matsumoto è scomparso poco più di un anno fa, il 13 febbraio 2023 all’età di 85 anni. Le sue serie Capitan Harlock e Galaxy Express 999 iniziarono nel 1977 e tra tre anni, nel 2027, soffieranno le 50 candeline. Nel comunicato si parla di un “progetto del cinquantesimo anniversario”: una cosa che ci fa immaginare che questi nuovi manga prodotti dall’AI arriveranno proprio in quell’occasione. E pensare che, come sua figlia ha ricordato, avere dei cloni che disegnassero al posto suo era proprio uno dei sogni del maestro Matsumoto.
Nuove notizie sul futuro live action di Naruto: è stato scelto il regista che collaborerà con Masashi Kishimoto, il suo autore originale. Bene, la Lionsgate ha annunciato che il ruolo verrà affidato a Destin Daniel Cretton, che di recente ha lavorato al film Marvel Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli. Come già accaduto con la serie Netflix di One Piece, anche in questo caso mangaka e regista lavoreranno a stretto contatto per rendere più fedele possibile l’adattamento.
Le migliori uscite manga della settimana (26 feb - 3 mar) 😱☠️
Una settimana ricca di nuove uscite, soprattutto di nuovi numeri di serie già ben avviate. Tra queste abbiamo: Solo Leveling (16), Tracce di Sangue (16), Akane-Banashi (4), Mashle (15), Yawara (4), Initial D (7), Elden Ring (3), Blue Giant Supreme (3), Kingdom (62), Overlord (18) e The Boxer (6). Tra le nuove uscite, se vi interessa, occhio alla variant anime di Blue Lock (1) e a The Clown Doctor edito da Toshokan. In particolare, però, diamo uno sguardo a:
Dove nasce l’orrore di Junji Ito: un nuovo volumone dedicato a Junji Ito e ai suoi lavori. In particolar modo, un altro prodotto che approfondisce le sue idee, i suoi lavori e tutti i dietro le quinte del mangaka maestro dell’horror. Questa volta, il prodotto è edito J-Pop, che porta nelle librerie un prodotto molto bello esteticamente, con una copertina che ho apprezzato parecchio. Si tratta però di un’idea editoriale che, di primo acchito, assomiglia a quella di Star Comics di alcuni mesi fa (ma andrebbero letti entrambi per capirne le vere differenze). Magari potremmo fare una puntata dedicata al confronto tra i due prodotti? Perché no.
Il grande Junji Ito, il maestro dell’orrore che ha stregato i lettori di tutto il mondo con i suoi manga visionari e terrificanti, si racconta per la prima volta in questo affascinante saggio illustrato. Tra tavole di fumetto, sketch preparatori e altre chicche dal suo archivio personale, l’autore svela finalmente i segreti del suo lavoro, quali sono state le sue influenze, cosa ha ispirato i suoi racconti, il suo metodo, la sua tecnica di disegno, il suo pensiero sui manga e sulla vita. Un’opportunità unica di immergersi nel mondo di una delle menti più geniali della fiction contemporanea, capace di lasciare, con le sue opere bellissime e misteriose, un segno indelebile non solo nella fantasia del pubblico ma anche nel cinema, nell’animazione e perfino nella moda.
E anche per oggi è tutto. Un’altra settimana è andata e io, ancora una volta, vi ringrazio di essere stati con me. Come sapete benissimo, potete supportare la newsletter con i tasti qui in basso ma anche parlandone con amici (evviva il passaparola). Detto ciò io vi auguro un buon weekend e ci si risente venerdì prossimo, ciao!